In questi giorni si fa un gran parlare della battaglia del governo italiano in difesa dei biocarburanti, al momento esclusi dalla Commissione europea.
In realtà è TUTTO fumo negli occhi, e soprattutto non si capisce se il nostro esecutivo voglia fare davvero gli interessi del Paese, o se invece stia provando a tutelare quelli di Eni…
Ma a prescindere da questo, si tratta di una battaglia insensata in primis perché è il mercato stesso a NON considerare i biocarburanti una soluzione. I produttori di automobili si stanno praticamente tutti convertendo all’elettrico e NON prendono minimamente in considerazione i biocarburanti, così come lo fanno MOLTO marginalmente con gli e-fuel, destinati al settore aeronavale e ai brand di extra-lusso come Ferrari e i suoi diretti competitor.
E poi c’è una motivazione tecnico-scientifica MOLTO ben spiegata dal professor Nicola Armaroli, Dirigente di Ricerca CNR, ai microfoni di Geo.
Se parliamo dei biocarburanti di prima generazione, questi richiedono colture mirate e, di conseguenza, un’enorme quantità di suolo che verrebbe sottratto alle coltivazioni destinate al mercato enogastronomico. Eni probabilmente pensa di produrli in Africa, ma a quel punto dovremmo fare una scelta: alimentare le persone oppure le automobili?
I biocarburanti di seconda generazione, invece, potrebbero essere prodotti dagli scarti di vegetali o da colture non edibili su terreni marginali, ma siamo MOLTO distanti da una grande produzione. Per intenderci, oggi i biocombustibili coprono meno del 3% dei combustibili per i trasporti a livello mondiale, e di questo 3%, meno del 10% sono di seconda generazione.
Senza dimenticare che i biocombustibili NON risolverebbero uno dei problemi più gravi delle nostre città, vale a dire l’inquinamento: il rilascio nell’atmosfera di ossidi d’azoto e di particolato ultra fine sarebbe analogo a quello della benzina o del diesel.
E infine è anche un problema di efficienza: un’automobile a batteria consuma quattro volte meno energia rispetto a una alimentata da combustibile per percorrere gli stessi chilometri.
Ora capite perché la battaglia del governo italiano è un’assoluta follia?
Tra l’altro questa polemica non fa neanche il bene delle nostre aziende, da sempre leader d’eccellenza dell’automotive, perché anziché aiutarle nel cavalcare l’onda del cambiamento, le ancora a un paradigma che NON apparterrà al futuro più prossimo. E noi italiani, dall’alto della nostra straordinaria creatività e abilità d’impresa, siamo ben consapevoli di quanto sia più efficace abbracciare fin da subito l’innovazione, piuttosto che trovarsi poi costretti a inseguirla per mancanza di visione.