Mentre in Europa i Paesi litigano su come contrastare le misure attuate dagli Stati Uniti a tutela del proprio apparato produttivo, l’Inflation Reduction Act americano comincia a mietere le prime “vittime”.
Il piano messo in campo da Biden, che prevede 369 miliardi di aiuti e agevolazioni per la transizione verde delle imprese che operano sul suolo americano, hanno convinto un colosso come Volkswagen a fermare un progetto di costruzione di una fabbrica di batterie per auto elettriche in Europa orientale, in favore di uno stabilimento in territorio statunitense. Tale cambiamento di programma permetterà al colosso automobilistico di intascare circa 10 miliardi di incentivi pubblici, e da quanto emerge dalle indiscrezioni sono tante le aziende europee intenzionate ad abbracciare la corposa proposta degli Stati Uniti.
Non bisogna, ovviamente, cadere nel tranello di cedere a un’asta al rialzo delle imprese, ma è innegabile che la risposta alla concorrenza statunitense NON possa risiedere solamente nell’allentamento delle norme sugli aiuti di Stato, perché questo favorirebbe esclusivamente quei Paesi con i bilanci floridi, che possono quindi permettersi di “aprire i portafogli”, aumentando ulteriormente il divario interno all’Unione europea e distruggendo intere economie nazionali.
Ecco perché, come Movimento 5 Stelle, chiediamo da mesi, e a gran voce, il varo di un Next Generation EU 2, un nuovo strumento di debito comune dell’UE finalizzato alla transizione energetica e in grado di rispondere alla potenza di fuoco messa in campo dall’Inflation Reduction Act americano.
In caso contrario, il pericolo di una deindustrializzazione europea è tutt’altro che remoto…