Ogni giorno 55 esemplari di elefante vengono abbattuti dai bracconieri per l’avorio. In un anno sono più di 20 mila.
Sono numeri spaventosi, che infatti mettono a serio rischio la sopravvivenza in natura di molte specie del pachiderma. Secondo l’Unione internazionale per la conservazione della natura, che monitora la biodiversità sul pianeta e certifica le estinzioni di specie, l’elefante delle foreste africane è classificato come “in pericolo critico”, a un solo gradino dall’estinzione in natura, mentre quello asiatico rientra “solamente” nella categoria “in pericolo”, ma il trend di decrescita costante preoccupa tutti gli esperti.
Tutelare gli elefanti non è soltanto una questione etica e di salvaguardia della biodiversità: nutrendosi di centinaia di specie arboree a crescita rapida, con i propri escrementi contribuiscono anche alla nascita di nuove foreste. Questo perché i succhi gastrici degli elefanti agiscono come una specie di fertilizzante, favorendo la germinazione.
Secondo il WWF, senza la presenza degli elefanti la foresta pluviale perderebbe il 7% della sua capacità di immagazzinare carbonio, e soltanto in Africa si perderebbe lo stoccaggio di circa 3 miliardi di tonnellate di carbonio, che si riverserebbero nell’atmosfera. Secondo le stime degli esperti, ogni elefante fornisce in questo ambito un servizio che vale 1,75 milioni di dollari.
Il WWF è fortemente impegnato in questa battaglia, soprattutto col progetto “Una foresta per gli elefanti”, che punta a realizzare un’oasi a loro tutela nel territorio del Tridom, ovvero l’area a cavallo tra Gabon, Camerun e Repubblica del Congo.
Fino al 21 maggio è possibile partecipare alla campagna “SOS Elefante” donando al 45594 con un SMS o con una chiamata da rete fissa.
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