Al momento si tratta solamente di un’indiscrezione del Financial Times e del Washington Post, ma nella conferenza stampa convocata per domani dal Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti si potrebbe mettere ufficialmente una pietra miliare sul tortuoso percorso che porta alla fusione nucleare. Un sogno che gli scienziati inseguono dagli anni ’50 e che, scoperta dopo scoperta, sta diventando realtà.
Secondo le anticipazioni delle due testate giornalistiche, domani gli Stati Uniti annunceranno che, per la prima volta nella storia di questi esperimenti, una reazione di fusione avrebbe prodotto più energia di quella usata per innescarla.
Siamo, quindi, ancora lontani dal poter immaginare di illuminare le nostre città con la fusione nucleare (i più prudenti puntano al 2050, mentre i più ottimisti anticipano di qualche anno), ma si tratta comunque di un risultato epocale, che lascia ben sperare non solo in virtù della crisi energetica, ma anche per la lotta ai cambiamenti climatici.
La fusione nucleare, a differenza della fissione, non produce, infatti, scorie o residui radioattivi, e i reattori a fusione non inquinano, dato che utilizzano come combustibile l’idrogeno.
Attenzione, però, a non fare l’errore di considerare la fusione la panacea di tutti i mali: già sappiamo che NON saremo in grado di produrre energia da fusione nucleare per coprire tutti i fabbisogni umani, per cui NON possiamo permetterci di arretrare di un millimetro nell’implementazione delle fonti rinnovabili che già oggi padroneggiamo al meglio.
Solo con la somma di tutte le tecnologie verdi possiamo ambire a un futuro in cui l’energia sia davvero pulita e potenzialmente inesauribile.